Accadde 80 anni fa durante la 2° Guerra Mondiale: combatterono contro i nazifascisti mentre molti familiari erano internati come nemici dello stato
“Erano giovani, deve essere stato spaventoso, ma non ne hanno mai parlato, ne’ lui ne’ i suoi amici”. A parlare è Yoko Sakato, figlia del sergente Henry Sakato, che faceva parte del 100esimo Battaglione, Compagnia B, che contribuì a liberare la Toscana dal dominio nazifascista. Henry è morto nel 1999.
Parole che raccontano uno scampolo di storia poco conosciuto della 2° Guerra Mondiale, un manipolo di giapponesi era presente sul fronte italiano mentre i loro familiari erano internati in patria come nemici dello Stato,
Ottanta anni dopo lo sbarco di Anzio, l’esercito americano ha onorato l’unità nippo-americana dell’esercito che fu fondamentale per liberare parti dell’Italia e della Francia.
I discendenti dei soldati “Nisei” di seconda generazione sono arrivati in Italia da tutti gli Stati Uniti – California, Hawaii e Colorado – per visitare i luoghi in cui hanno combattuto i loro avi e partecipare a una commemorazione presso la base militare americana di Camp Darby, in occasione dell’80esimo anniversario della liberazione di Livorno, avvenuta il 19 luglio 1944.
Tra i partecipanti c’erano i cugini Yoko e Leslie Sakato, i cui padri prestarono servizio nel 442esimo Regimental Combat Team, che divenne l’unità più decorata nella storia dell’esercito americano per dimensioni e anzianità di servizio. “Volevo seguire le sue orme, scoprire dove ha combattuto, dove si trovava, magari vedere i territori di cui non ha mai parlato”, ha detto Yoko Sakato, il cui padre, il sergente Henry Sakato, faceva parte del 100esimo Battaglione, Compagnia B, che contribuì a liberare la Toscana dal dominio nazifascista. Conosciuto per il suo motto “Go For Broke”, 21 dei suoi membri sono stati insigniti della ‘Medal of Honor’, la medaglia d’onore.
Il 442esimo reggimento di fanteria, compreso il 100esimo battaglione di fanteria, era composto quasi interamente da soldati americani di seconda generazione di origine giapponese, che combatterono in Italia e nel sud della Francia.
Il reggimento fu organizzato nel 1943, in risposta alla richiesta di volontari del Dipartimento della Guerra per formare un’unità di combattimento dell’esercito nippo-americano. Migliaia di Nisei – giapponesi americani di seconda generazione – risposero alla chiamata. Alcuni di loro combatterono mentre i loro parenti venivano internati nei campi istituiti nel 1942, dopo l’attacco di Pearl Harbor, per ospitare i giapponesi americani considerati un “pericolo pubblico” per gli Stati Uniti.
In totale, circa 112.000 persone, di cui 70.000 cittadini americani, furono trattenute in questi “centri di ricollocamento” fino alla fine della guerra. Yoko Sakato ha deposto fiori sul monumento in memoria del soldato Masato Nakae, uno dei 21 membri Nisei insigniti della medaglia d’onore.
“Mi sentivo vicina a mio padre, – ha detto Yoko Sakato- mi sentivo vicina agli altri uomini che conoscevo da piccola, gli altri veterani, perché’ avevano prestato servizio, e sentivo davvero una certa affinità con loro”. Sakato ricordava che suo padre, prima di morire, ricordava alcune delle zone e delle città della Toscana dove aveva combattuto.
S.M.R.